Il Condizionamento

Un po’ di tempo fa ero in una strada semi centrale di Milano a parlare con un amico e collega, nel mentre una signora con una macchina relativamente robusta, scendendo da un marciapiede ha urtato violentemente una macchina parcheggiata, rovinandone la carrozzeria in modo notevole, non contenta la signora ha eseguito un paio di manovre per uscire che hanno danneggiato ancora di più l’altra auto, poi scesa in strada ha parcheggiato da un’altra parte e si stava avviando a uscire. A quel punto, non essendo chiare le intenzioni della signora, mi sono avvicinato e gentilmente le ho chiesto se era intenzionata a lasciare i propri dati allo sventurato proprietario dell’altra auto. La signora è andata su tutte le furie, le si sono gonfiate le vene, è diventata rossa e con una voce sempre più stridula ha inveito contro di me. Accusandomi di chissà quali intromissioni e che lei era un pubblico ufficiale della finanza e altre inutili e paradossali ingiurie. E’ andata avanti qualche minuto, ha lasciato i suoi dati ed è risalita in auto, dove nei sedili dietro con gli occhi sgranati stava il figlio di circa dieci anni.

A quel punto mi sono chiesto: Cosa spinge le persone a comportarsi così? Cosa impedisce loro di dire, sì ho sbagliato e ora sono pronto a pagare le conseguenze? Cosa fa sì che sempre più episodi del genere capitino? Cosa avrà imparato il figlio da quello che ha visto?

Il condizionamento!

Senza renderci conto di quello che ci succede assumiamo in quanto gruppo, entità, famiglia, società una serie di comportamenti legati a delle convinzioni, abitudini o simili. Tutti noi subiamo un condizionamento sociale, di cui non ci rendiamo conto apertamente, ma che i nostri comportamenti evidenziano sempre più spesso.

L’esempio più facile è la moda, il nostro modo di vestire di pettinarci, di truccarci segue mode che portano un numero sempre maggiore di persone a fare le stesse cose.

Il consumismo è un’altra forma di condizionamento, negli anni del boom economico si è impadronita di noi italiani una vorace smania di spendere, molto più che in paesi del nord Europa, non solo acquistiamo in quantità smodate tutto quello che ci capita sotto mano, ma ne siamo anche orgogliosi, lo mettiamo in mostra, ce ne pavoneggiamo.

A me interessa l’aspetto sociale di tutto ciò, non quello economico, quindi passo al seguente elemento di condizionamento. Mi interessano le reazioni della massa, l’indignazione verso la casta è una nuova forma di condizionamento, non siamo incazzati coi politici perché non fanno quello che dovrebbero, ma perché hanno dei privilegi (che vorremmo avere noi ?)e che non possiamo più permetterci per i motivi di cui sopra. Dispiace dirlo, ma è così. Ci indigniamo, pubblichiamo su facebook e sui social network post, raccolte firme, video che descrivono il ristorante del Senato o la busta paga di un parlamentare o il confronto tra la laureata che lavora al call centre e il trota, ma prima non ci chiediamo se siano veri o no. Poi ci esaltiamo, ci sembra di avere fatto del bene, di essere nel giusto, perché? Beh informarsi sulla rete è faticoso, se si scopre che è una bufala si può sempre smentire, poi c’è chi dice che anche se dici una cosa falsa, ma la dici tante volte quando viene smentita rimane impressa lo stesso nella mente della gente. Questo è un condizionamento. Non è importante dire cose vere, l’importante è creare scompiglio o indignazione, passare per persone nobili che si occupano dei problemi del paese, poi ognuno continua a fare i suoi interessi più o meno leciti (come la signora con problemi di parcheggio)

Prendiamo in considerazione un altro esempio di condizionamento di cui gli ultimi fatti di cronaca sono un tragico esempio. Tutti hanno sentito la telefonata tra il capitano della nave affondata e il capitano della capitaneria di porto. E’ chiaro chi è il buono e chi il cattivo. E’ giusto prendersela con chi sbaglia in modo così evidente, ma cosa spinge una persona che fa un errore, anche grave a scappare dalle sue responsabilità?

L’esempio che riceviamo quotidianamente dai media da una ventina d’anni è che se ti accusano di qualcosa, se sbagli e ti beccano, qualsiasi cosa, giusta o sbagliata che sia, hai due possibilità o accusi, urlando più forte, chi ti ha accusato, oppure scappi via. Penso che sia inutile citare tutti gli esempi che abbiamo ricevuto, martellanti, ogni giorno per mesi e anni.

Quali sono le conseguenze?

Si scopre che i genitori di un bambino delle elementari hanno aggredito la maestra perché si è permessa di sgridare il figlio. Per esempio il fatto che da noi nessuno si dimetta da cariche istituzionali, politiche, aziendali. Anche se responsabili di disastri o peggio di reati, ci si nasconde dietro alla lentezza dei giudici o alla buonuscita milionaria per non ammettere le proprie responsabilità. Ripeto non mi interessa chi ha ragione o torto, ma come questo influenzi i nostri comportamenti.

Purtroppo siamo anche noi comuni cittadini vittime di questo condizionamento, sono all’ordine del giorno episodi di cronaca nera scaturiti da futili motivi, discussioni per un parcheggio o una precedenza, discussioni con i vicini di casa oltre a quelle sempre al primo posto delle discussioni in famiglia.

Allora cosa possiamo fare? Come possiamo uscire da questo meccanismo contorto?

Sicuramente avere esempi positivi è utile, anche se è esagerato fare passare per eroi persone che fanno il loro dovere, fare passare messaggi positivi, scegliere modelli vincenti e puliti, onesti.

Riprogrammiamoci, chiedendo cosa ci spinge a un certo atteggiamento/comportamento? chiedendoci se siamo contenti dei risultati che questo porta? Cosa potremmo fare per essere più felici e un esempio migliore per chi ci sta attorno?

Condividiamo la nostra esperienza insieme.

Thomas